La sindrome metabolica da tanti è definita come l’anticamera del diabete mellito; per anni ha ricevuto conferme e negazioni: esiste, non esiste , è pura invenzione….
Da alcuni anni, per fortuna, la comunità scientifica ha dato rilievo e valore a questi insieme di segni e sintomi, anche se credo che nella pratica clinica quotidiana non riceva l’attenzione di cui necessita. La Sindrome Metabolica è un insieme di elementi che riassumo in:
OBESITA’ CENTRALE – misurata attraverso la circonferenza della vita – con limiti di 80 cm nella femmina e 94 cm nel maschio.
A questo segno vanno associati 2 o più fattori tra:
BASSO COLESTEROLO HDL: < di 40 nei maschi 100 mg / dl
TRIGLICERIDI ≥ 150 mg/dl
PRESSIONE ARTERIOSA ≥ 130/85 mm di Hg
GLICEMIA A DIGIUNO > 100 mg / dl
Se diamo un’occhiata a questa tabella possiamo intravedere alcune patologie, come l’ipertensione arteriosa, il diabete mellito, la dislipidemia. Purtroppo ancora oggi è dato vedere che la medicina attuale cura ogni singolo sintomo o segno perdendo di vista la concatenazione patologica dei singoli fattori.
Come ho già scritto in altri articoli, un evento centrale della concatenazione sintomatologica, è dato dall’eccesso di accumulo di trigliceridi nel tessuto adiposo, provocato dall’ insulinoresistenza. L’insulinoresistenza è una condizione caratterizzata da un incremento della insulina circolante, cioè è necessaria una quantità di insulina maggiore per mantenere normale la glicemia . Ricordo che i trigliceridi sono dei grassi, ma sono soprattutto una forma di accumulo del glucosio, trasformato in glicerolo e legato a tre molecole di acidi grassi; tale conversione è stimolata dall’insulina. Quando questo accumulo eccessivo riguarda gli adipociti del grasso omentale ( praticamente un grembiulino di grasso che ricopre gli organi addominali, al di sotto dei muscoli retti dell’addome) si determina una condizione di adiposopatia, ovverossia uno stato infiammatorio di questo tessuto adiposo, che assume la valenza di organo endocrino, producendo sostanze mediatrici ad effetto infiammatorio; tra queste per es. c’è la Proteina C Reattiva che diventa quindi un indice diretto del grado di sofferenza del tessuto adiposo, ed altre sostanze che determinano aumento della pressione arteriosa. La liberazione di queste citochine infiammatorie ha il significato patofisiologico di protezione della cellula adiposa dall’eccesso di accumulo che conduce ad ipossia ed ischemia e quindi morte cellulare. L’adipocita, per difendere la propria integrità cellulare crea un danno che può diventare sistemico. Questa minima spiegazione rende conto di come la medicina delle “toppe”, del curare il singolo sintomo o segno, perda di vista l’unicità della persona: sono dell’avviso che il medico non deve curare la “Malattia” ma la “PERSONA”, oltretutto in quel particolare momento della vita. Ritengo inaccettabile rimanere supini nei confronti di una sindrome metabolica ed invece di provvedere a curare la persona pensare di curare solo la glicemia o il colesterolo alto.