Apriamo a questo punto un importante argomento con valenza plurima, dal punto di vista nutrizionale ma ancor più dal punto di vista sociale.
Nei paesi del Mediterraneo, ancor più in Italia, l’alcol veniva identificato con il vino; dico veniva, perché la presenza, quasi rassicurante di un boccale di “vino buono” sulla tavola durante i pasti, è stata sostituita, a livello simbolico, dai vari mix di superalcolici, utilizzati prevalentemente dalle fasce più giovani, specialmente nei fine settimana.
L’immagine quasi familiare del boccale di vino, quello buono, quello pigiato con i propri piedi, che pure ha rappresentato un problema di diffusione dell’alcolismo, viene spiazzata dall’uso indiscriminato, senza scelta legata al gusto, al vitigno, all’associazione con il pasto, dal solo valore importante: la gradazione alcolica, l’unico elemento in grado di dare “la sensazione”, “ lo sballo”, lo “stare fatti”.
Purtroppo anche in Italia, già da circa un decennio, assistiamo al fenomeno del ”binge drinking” cioè delle abbuffate compulsive relegate al fine settimana. Le persone che fanno queste abbuffate compulsive, generalmente, nel resto della settimana, sono quasi “astemie”. Questa modalità di comportamento, purtroppo, non genera la consapevolezza di avere un problema con l’alcol.
Ma andiamo per gradi: l’alcol, attraverso molteplici meccanismi, genera danno diretto alle cellule; le prime cellule che l’alcol incontra sono ovviamente quelle dell’apparato gastroenterico; dopo l’assorbimento, l’alcol, attraverso la vena porta. viene condotto al fegato che viene immediatamente danneggiato. Fino ad oggi abbiamo parlato dei danni immediati e tardivi dell’alcol cioè della steatosi epatica alcolica e della nefasta evoluzione verso la cirrosi epatica alcolica. Oggi purtroppo, alla già lunga serie di danni, dobbiamo anche aggiungere i danni epigenetici dell’alcol ed in particolar modo proprio del binge drinking. Durante una abbuffata del fine settimana si stima che l’alcolemia raggiunga valori medi di 0.80 (ricordo che a 0.50 si realizza la sospensione della patente). Tale eccesso alcolico è in grado di determinare anche una alterazione epigenetica: cioè di determinare una alterazione nella risposta genica senza determinare danni alla sequenza del DNA.
Una alterazione epigenetica che si realizza consiste nel modificare gli istoni, che sono delle proteine su cui si avvolge il DNA: tale modifica genere delle copie inutili del materiale genetico che cooperano solo a generare infiammazione e che sembra siano associati allo sviluppo della cirrosi epatica e del carcinoma epatico. Ma i danni legati all’infiammazione non restano relegati all’ambito epatico, ma come una “bomba a grappolo”, si distribuiscono a tutto l’organismo.
E’ risaputo da molto tempo che l’alcol genera dei danni importanti a livello del sistema nervoso centrale, vedi la famosa sindrome di Wernicke-Korsakoff, che evolvono, in tarda età, verso una forma di demenza.
Purtroppo vari studi hanno evidenziato come il binge drinking nell’età adolescenziale sia in grado di alterare alcuni processi cognitivi come la memoria di lavoro (working memory) o la capacità di soluzione dei problemi (problem solving). Il danno epigenetico, nell’adolescente, si realizza proprio durante la fase di maturazione del Sistema Nervoso Centrale con inibizione ai geni regolatori dei neuroni, riduzione della plasticità, cioè della capacità di adattamento delle singole cellule neuronali; purtroppo si è visto che tutto ciò comporta un aumento della possibilità di sviluppare una dipendenza nell’età adulta.