Il male maggiore della nostra epoca è la disinformazione; disinformazione utilizzata a libero piacimento per moltiplicare i profitti di astuti mercanti della salute.
Si fa un gran parlare di dieta acidificante, equiparata al male, contrapposta alla dieta alcalinizzante, equiparata al bene; si fa un utilizzo molto semplicistico di termini mediati dalla chimica, dalla fisiologia umana, per portare avanti delle teorie quantomeno superficiali…
Facciamo un po’ di chiarezza: il significato dei termini:
pH: esprime il “potere “ degli idrogenioni, ovverossia la concentrazione degli ioni H⁺ che determinano l’acidità di una soluzione;
acido: in una soluzione prevalgono gli elementi acidi conferendo via via un pH che va da 1 a 6; 1 esprime la massima acidità 6 la minima; il valore 7 è il valore della neutralità, da 8 a 14 si misura la basicità di una soluzione.
E’ necessario specificare che una cosa è il pH degli alimenti, un’altra il pH del nostro organismo; il pH del angue è uno degli elementi che ci tiene in vita e può variare entro un range estremamente limitato (da 7.38 fino a 7.42) al di sopra o al di sotto si realizza una condizione di acidosi o alcalosi metabolica che può condurre a morte. Il nostro organismo, attraverso i cosiddetti sistemi tampone, regola l’equilibrio acido base in ogni momento della nostra vita.
Parlare di alimentazione acidificante o alcalinizzante in funzione del pH dell’alimento ingerito è una bufala clamorosa; tale affermazione non tiene conto dell’interazione tra l’alimento ed il nostro corpo; il reale pH di un alimento lo si misura solo disperdendo le ceneri in una soluzione. L’esempio più clamoroso è rappresentato dal limone che è notoriamente acido ma che dopo la metabolizzazione riesce ad alcalinizzare molto bene le urine.
Su Internet girano molti elenchi di alimenti alcalinizzanti o acidificanti: tra i primi figurano in generale le verdure, tra i secondi la carne, le proteine in genere.
Risulta molto più utile illustrare il P.R.A.L. ed il N.A.E. invece di rimanere in un manicheismo limitato e limitante:
P.R.A.L. è l’acronimo per Potential Renal Acid Load ovverossia il potenziale di carico renale acido: tale sistema è stato inventato da uno scienziato che lo ha valìdato a tutti gli effetti ed è basato su una formula matematica che traduce la fisiologia dell’assorbimento in numeri; questa formula riesce a definire il risultato dell’interazione, nel nostro organismo, dei nutrienti e del risultato in acidificazione delle urine.
La formula è la seguente:
PRAL = 0.49 x proteine in gr.+ 0.037 x fosforo in mg. – 0.021 x potassio in mg.- 0.013 x calcio in mg – 0.026 di magnesio in mg. Tale formula esiste anche in versione semplificata :
PRAL= Cloro + Fosfato + Solfato –Sodio – Potassio – Calcio – Magnesio
Tale indice esprime il carico renale giornaliero dei componenti alimentari che sono in grado di modificare il pH delle urine. E’ un indice che considera l’assorbimento medio intestinale di sali come il sodio, il potassio, il calcio ed il magnesio ed il metabolismo post-assorbitivo di aminoacidi ricchi in zolfo. Tutto ciò è in grado di modificare il pH urinario. Se guardiamo un po’ più attentamente la formula deduciamo che gli elementi responsabili dell’abbassamento del pH e quindi dell’acidificazione sono lo zolfo ed il fosforo, mentre chi innalza il pH e quindi alcalinizza sono il magnesio, il potassio ed il calcio.
Correlato al PRAL è il NAE ossia il Net Acid Excretion, l’escrezione acida totale; è un indice prognostico del grado di acidità delle urine, dipendente oltre che dal tipo di alimentazione anche dal peso corporeo. Avere una alimentazione con PRAL negativo o prossimo allo zero significa fare una alimentazione alcalinizzante e normoproteica; viceversa valori superiori allo zero di PRAL indicano una alimentazione acidificante ed iperproteica.
Acificare o alcalinizzare le urine significa perdere o risparmiare calcio, indipendentemente dall’introduzione con l’alimentazione; questo significa fare prevenzione nei confronti dell’osteoporosi, vedi le donne in menopausa, e nei confronti dei calcoli renali: nelle urine acide precipitano più facilmente sali di calcio e di urato formando così calcoli. Vorrei suggerire l’acquisto di un semplice pHmetro da utilizzare nella propria famiglia con il quale misurare il pH urinario, ma anche della saliva; una saliva acida predispone alla formazione del famoso “tartaro”…
Io credo che sia necessario sgomberare il campo da facili affermazioni assolute; invece di ricorrere a spiegazioni astruse bisogna tenere i piedi per terra e ragionare secondo la fisiologia.
Se pubblicizzare una alimentazione alcalinizzante può servire ad aumentare la quota di vegetali a scapito di carboidrati semplici a me va molto bene.
Al di la degli effetti miracolistici della dieta alcalina occorre sottolineare come una alimentazione ricca in verdure e frutta, povera in carboidrati semplici (consideriamo che negli anni ’60 il consumo pro-capite di glucosio è arrivato alla cifra spaventosa di più di 50 kg. !!!), moderata in proteine sia in grado di tenere basso il picco glicemico ed insulinemico; e consideriamo, di importanza non secondaria, che i modulatori epigenetici assunti con le verdure e la frutta sono in grado di modificare il nostro fenotipo metabolico, conferendo al nostro organismo maggiore protezione nei confronti dell’insulinoresistenza.